Rovigo, dal Po in secca riemergono il ponte di barche e il «mitico» tank distrutto dalle bombe alleate - CorrieredelVeneto.it

2022-09-03 10:28:00 By : Mr. Peter Liang

I resti riemersi del ponte di barche sul Po (foto di Massimo Mezzali)e una foto de ponte (foto dell’archivio del Museo della Seconda guerra mondiale del fiume Po di Sermide e Felonica)

Era diventata ormai una leggenda quella del carro armato sepolto dalle acque del Po. Così come nei racconti degli anziani era rimasta la traccia di dolore provocata dalle bombe che invece di colpire il ponte di chiatte che collegava Sermide, in provincia di Mantova, a Castelnovo Bariano, in provincia di Rovigo, uccise sedici civili e un soldato tedesco . Ma ora che il cingolato e le tracce residue del ponte di barche sono emersi dal letto in secca del fiume Po , il ritrovamento non stupisce Simone Guidorzi, direttore del Museo della Seconda Guerra Mondiale del fiume Po di Felonica, che ha coordinato i volontari del museo in questo importante recupero. «Del semicingolato tedesco – racconta l’appassionato, che alle spalle ha una laurea in matematica e un percorso professionale nel marketing – tante persone, nelle stagioni di magra, dicevano di aver visto le tracce. Nessuno però l’aveva mai fotografato, facendolo diventare una leggenda . Ma una secca come questa non c’era mai stata: il 27 marzo è finalmente spuntato il mezzo fantasmatico dalle acque ed è stato recuperato. A restauro in corso, si sta progettando di mandarlo in tournée al Technik Museum di Sinsheim, in Germania, uno dei maggiori d’Europa, che ne ha fatto richiesta».

La storia del ponte Quanto al ponte di barche in cemento , Guidorzi , che percorre queste rive da anni in lungo e in largo per recuperare i tanti oggetti che la guerra ha lasciato alle sue spalle, ne conosce bene la storia . Costruito all’inizio del ‘900 in questa punta di Lombardia che si insinua tra il Veneto e l’Emilia , era un’opera civile che metteva in connessione due rive e tre regioni, costruito su barche in cemento «Nervi» che andarono a sostituire quelle in legno più deperibili . «Rimase operativo fino al 15 luglio del 1944 – spiega Guidorzi – quando gli angloamericani decisero di tagliare la strada ai rifornimenti per le truppe tedesche che in quell’estate si trovavano a sud di Firenze». Una storia drammatica, che costò la vita a molti civili: “« bombardieri medi bimotore North American B-25J Mitchell del 321th Bombardment Group dell’USAAF decollarono dalla Corsica il 12 luglio – racconta ancora il direttore –, ma nel primo round del 13 luglio invece del ponte furono colpite le abitazioni della località Barche, uccidendo sedici persone. Nella seconda strisciata di bombe, due giorni dopo, fu colpito il ponte prima verso la riva lombarda e poi su quella veneta. Il ponte fu poi ricostruito subito dopo la guerra, restando in servizio fino al 1972, quando fu sostituito da quello tutt’ora in uso».

Quanto al ponte di barche in cemento

Che sia la prima apparizione di ciò che resta del ponte, Guidorzi ne è certo : sempre vissuto a Sermide, dal 2019 è responsabile del museo fondato nel 2006, e anche se nel 2003 e nel 2006 le secche sono state memorabili, questa le supera tutte. «Il nostro è un museo di circa mille metri quadri – spiega il direttore – il maggiore dedicato alla Seconda guerra mondiale tra quelli del Nord Italia. Attraverso i molti cimeli che vi sono raccolti, densi di storie che i volontari raccontano e tramandano attraverso la continua attività di visite guidate, recupera la vicenda, un po’ dimenticata, dell’attraversamento del Po da parte delle truppe angloamericane il 25 aprile del 1945. Un giorno che si celebra più per le sue conseguenze che per i fatti che le provocarono – commenta Guidorzi -, generando l’insurrezione nelle città dei comitati partigiani. Un attraversamento che avvenne maggiormente proprio in questa porzione di fiume tra Secchia e Panaro». A differenza del mezzo cingolato, il ponte di barche non si può recuperare , e appena le piogge faranno ritorno - si spera - le acque del Po lo sommergeranno di nuovo. «Ma quello che è stato recuperato in questa occasione – conclude Guidorzi - è un patrimonio importantissimo , che dà di nuovo sostanza, accompagnato da documenti e foto storiche, ai tanti racconti trasmessi dagli anziani alle generazioni successive».

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