Porto Tolle, la centrale smontata come i Lego: «È la fine di un’epoca» - CorrieredelVeneto.it

2022-09-03 10:27:55 By : Ms. Doris Li

Lo scheletro di cemento armato (foto Biasioli) e, accanto, il rendering del villaggio turistico

Dal tetto di quella che un tempo era la torre caldaia, a sessantacinque metri d’altezza, si domina tutto il Delta del Po sui canali dove gironzolano gli aironi cinerini e gli atri uccelli dell’oasi, e gli isolotti che si allagano sul mare. A Silvano Golinelli - uno dei tecnici che sta lavorando allo smantellamento della vecchia centrale di Porto Tolle - brillano gli occhi : «Quella che si vede laggiù è la costa croata, quelle sono le Alpi e quello è il Friuli. Qui è bello, per carità. Ma dalla cima della ciminiera lo spettacolo è indescrivibile...». Lui lo sa meglio di chiunque altro: lavora in questa struttura dal 1985 , ed è stato direttore tecnico della ditta che curava gli appalti per conto di Enel. Poi, visto che nessuno conosce l’impianto meglio di lui, l’hanno arruolato nel cantiere che dovrà sgomberare l’area di trecento ettari (per farsi un’idea, è come mettere in fila oltre quattrocento campi da calcio ) sulla quale insistono due milioni di metri cubi di edifici e strutture di ferro e cemento. «Eppure io ci sono affezionato a tutto questo - confida Golinelli - soprattutto alla ciminiera. Per salirci a fare la manutenzione avevi due strade: l’ascensore oppure, se proprio ci tenevi, quattromila scalini . Ma giuro che ne valeva la pena».

Al suo posto un villaggio turistico

Già, la ciminiera. Coi suoi 250 metri è la più alta costruzione di cemento armato esistente in Italia , la si vede a decine di chilometri di distanza e per decenni è stata il simbolo di tutto ciò che la centrale ha rappresentato per il Polesine. Nel bene e nel male. «Proveremo a conservarla ma non sarà facile: dopo quarant’anni anche il calcestruzzo comincia dare segni di cedimento e potrebbe rivelarsi un pericolo», spiega Mario Raniolo, il direttore tecnico di Human Company, il Gruppo fiorentino che in quell’area si prepara a investire 65 milioni di euro per ricavarci il «Delta Farm», un mega-villaggio turistico votato all’ecosostenibilità , in grado di ospitare (su una superficie di 110 ettari) cinquemila persone distribuite in tremila casette prefabbricate, camper, tende. E ci sarà spazio anche per un polo dedicato agli sport acquatici , un centro visite per la valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio circostante (il Delta del Po è riserva della biosfera e patrimonio Unesco) e un centro per le produzioni tipiche locali.

Smontata un pezzo alla volta fino a ottobre 2023

I sindaci della zona si sfregano le mani al pensiero di quel che sarà: si aspettano gente da tutta Europa, turisti che inseguono una vacanza all’insegna della natura, tra escursioni in bicicletta, birdwatching e una tappa sulla spiaggia che verrà ricavata lì accanto. Ma prima c’è da smantellare tutto. Anche se qui non si produce più energia elettrica dal 2009, la dismissione ufficiale è del gennaio 2015 . E per arrivare alla cessione dell’area e all’idea del villaggio turistico ci sono voluti anni. Risultato: solo da qualche mese un centinaio di operai sta smontando turbine e serbatoi, vasche e centinaia di tubi che pescavano l’acqua dal Po e la distribuivano per raffreddare gli impianti. La centrale se ne va via così, levando un pezzo per volta, come giganteschi mattoncini Lego . Il progettista dell’opera di demolizione (a carico di Enel) è Francesco Mangani: «Se tutto andrà bene finiremo a ottobre 2023 e costerà circa 40 milioni, più altri 10 milioni per la bonifica dei residui di olio combustibile rimasti nei serbatoi». Perché se il vecchio impianto di Porto Tolle fu al centro di tante battaglie ambientaliste, è proprio per questo: si alimentava a gasolio e poi a Orimulsion, combustibile derivato dal petrolio a base di bitume. Ne bruciava 138 tonnellate ogni ora . «Era inquietante vederla fumare - ricorda il sindaco di Rosolina, Michele Grossetto - io sarei per abbatterla, quella ciminiera».

Eppure la centrale era una macchina perfetta, almeno sotto il profilo industriale: quattro gruppi da 660 megawatt hanno lavorato a pieno ritmo per decenni (fu costruita tra il 1980 e il 1984), al punto che da Porto Tolle usciva il 10 per cento dell’intera produzione italiana di energia elettrica . «Quest’impianto portò lavoro, strutture, investimenti» riflette il sindaco di Porto Tolle, Roberto Pizzoli. «Certo, non va dimenticato l’inquinamento. Da ragazzino abitavo qui vicino e ricordo che goccioline oleose che si formavano sui terrazzi delle case, il rumore, il fumo... Ma ora questo progetto rappresenta una svolta storica: l’intero Delta del Po passa dall’epoca industriale a quella turistica ». Alla fine, però, si torna sempre a parlare della ciminiera-monumento, che riflette i tempi felici della crescita economica ed evoca ricordi brutti, legati al sospetto - mai dimostrato - che i fumi causassero malattie respiratorie molto gravi. «Abbatterla costerebbe 7 milioni di euro» chiosa l’ingegner Mangani. Il rappresentante della Human Company non fa una piega: «Vedremo cosa farne - ripete Raniolo - decideremo entro poche settimane».

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