«Da emigrante del Sud a imprenditore top: così ho costruito la Ferrari delle betoniere»

2022-08-20 13:21:14 By : Mr. David Gong

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NOVENTA DI PIAVE - È uno dei tanti miracoli economici del Nordest. Ma questa volta la storia comincia in Sicilia, a Sommatino, paesino di minatori in provincia di Caltanissetta. Si estraeva lo zolfo. Lì è nato Rino Liborio Galante, il titolare dell'azienda leader mondiale nella produzione delle autobetoniere ricaricanti. Carmix, per gli addetti ai lavori, è l'equivalente della Ferrari in Formula Uno, un'eccellenza italiana che dagli stabilimenti di Noventa di Piave viene esportata in 168 Paesi. Praticamente ovunque si lavori con il cemento. «Il segreto del successo è la qualità - spiega Galante, 76 anni portati con signorilità - Le nostre macchine non si rompono mai. Nel nostro bilancio le spese per interventi di riparazione in garanzia corrispondono allo 0,03%. Praticamente non esistono. Prima del Covid ero in vacanza in Marocco e mentre viaggiavo ho scorto in lontananza una betoniera Carmix di una linea un po vecchiotta. Mi sono fermato, ho guardato il numero del telaio: aveva già 38 anni».

APPROFONDIMENTI NOVENTA DI PIAVE Liborio Galante, re delle betoniere Carmix

DALLA SICILIA Galante è arrivato a San Donà di Piave quando era ragazzino nel 1956. In vacanza con la famiglia per andare a salutare uno zio che aveva fatto fortuna allevando polli. «È stato un salto nel futuro, abbiamo scoperto un altro mondo, la televisione, il telefono in casa. E le donne che potevano andare in bicicletta come gli uomini, mentre da noi vestivano in nero, in perenne lutto. Mia mamma, Rosa, ha convinto papà a trasferirsi al nord. È stata una decisione coraggiosa, perché a Sommatino noi stavamo bene. La mia famiglia era proprietaria dei tre cinema del paese e di un negozio di alimentari. Eravamo benestanti. Ma la mamma ha capito che per dare un futuro ai figli dovevamo lasciare la Sicilia». Non è stato facile, per il ragazzino che veniva dal paese degli zolfatari, ambientarsi nella campagna veneta. «Il primo problema era la lingua - ricorda l'imprenditore - all'epoca tutti parlavano il dialetto. Io parlavo il siciliano, non capivo quello che dicevano i miei compagni, all'inizio sono stato emarginato. C'era una forma di razzismo nei confronti di chi proveniva dal Sud. Per fortuna ho una predisposizione per le lingue e ho imparato presto l'italiano».

IL SUCCESSO Da emigrante a imprenditore di successo il passo non è stato semplice. Le tappe dell'escalation sociale di Galante richiedono un libro per raccontarle. Ed infatti lui lo ha fatto, alcuni anni fa, scrivendo la propria biografia a cui ha dato un titolo emblematico: La forza dei sogni. Il sogno era quello di mettersi a gestire un'attività in proprio. Un po' come aveva fatto il padre, Salvatore. Ma non era facile farsi strada, seppure gli anni Sessanta fossero quelli del boom economico, per un terrone, come veniva non troppo bonariamente etichettato. Diploma di ragioniere, iscrizione alla facoltà di lingue all'Università di Ca' Foscari, marito e padre a 21 anni, con la necessità di lavorare per mantenere la famiglia. «Ho dovuto abbandonare l'università per dedicarmi al lavoro - racconta - mi è dispiaciuto, perché ci tenevo a laurearmi. Ma comunque ho continuato a coltivare la passione per le lingue. E infatti parlo inglese, francese, tedesco e spagnolo, oltre a conoscere 150 parole di arabo, che mi servono per arrangiarmi quando vado in quei Paesi».

L'AZIENDA E proprio la facilità nelle lingue ha spianato la strada alla nascita della Carmix. Dopo un paio di contratti come magazziniere e impiegato, arrivò un'offerta per entrare alla Carman, azienda di San Donà che produceva autobetoniere autocaricanti, con l'incarico di tradurre lettere commerciali in inglese. «Un giorno arrivarono dei clienti tedeschi importanti. Mi chiesero di fargli visitare la fabbrica e spiegare come si svolgeva la produzione. In realtà io non sapevo nulla, perchè il mio lavoro era tradurre ordinativi. Ma me la cavai benissimo e da quel momento, il signor Negro, il titolare della Carman, mi diede l'incarico di seguire il mercato estero. Ho cominciato a girare l'Europa, ma anche il Sud America, il Medio Oriente, l'Africa. Sono stati anni, molto intensi. È stato un periodo formativo formidabile, ho avuto contatti con grandi imprenditori, ho avuto incontri con capi di Stato, come il presidente filippino Marcos, ho potuto ascoltare alla Knesset israeliana i discorsi di Golda Meir e Moshe Dayan, ho imparato a gestire gli affari. Il 60% del fatturato dipendeva da me, però scelte strategiche sbagliate portarono l'azienda al fallimento».

LA RINASCITA Il 7 luglio del 1976 la Carman è fallita. Tre giorni dopo Galante è partito per Beirut per continuare a vendere betoniere. Ha rischiato, ha acquistato dal curatore fallimentare, al prezzo di ferro vecchio, i pezzi di motore da assemblare, da un'altra azienda fallita ha comprato 80 telai. «Non avevo liquidità, ho dovuto chiedere prestiti alle banche e ipotecare la casa che mio padre aveva comprato. Il primo ufficio è stata la camera da letto di mio figlio. L'officina era nel giardino dell'unico operaio che montava i pezzi. Ricordo che una volta è venuto un cliente iracheno che ha chiesto di visitare la fabbrica e si è spaventato. Non credeva che potessi consegnargli 4 macchine al mese. Invece ce l'ho fatta». Galante ha cambiato il marchio dell'azienda da Carman a Carmix, e un po' alla volta ha assunto le vecchie maestranze. Ha acquistato un capannone a Noventa come officina, per poi trasformarlo nella elegante sede della Metalgalante, la società che controlla tutte le attività del gruppo, dà lavoro a una quarantina di persone e ha un fatturato che supera i 20 milioni. L'azienda resta a conduzione familiare, il patriarca Rino Liborio ha delegato molto ai figli: Massimiliano è l'amministratore delegato e Manuela la direttrice marketing e responsabile dell'area indiana. Lui Galante senior, però resta sempre presente e partecipa alle riunioni operative, seduto attorno al tavolo tondo che fu di Raul Gardini.

LA PRODUZIONE La produzione Carmix è quasi interamente destinata all'estero. «Per noi il mercato nazionale vale l'1% - chiarisce - Non abbiamo nemmeno un depliant scritto in italiano». Però le betoniere del Genio militare italiano adesso sono Carmix. È stato uno sfizio che Galante ha voluto togliersi. «Noi forniamo mezzi da lavoro a moltissimi eserciti, da quello tedesco a quello israeliano, a quello pachistano. Mancava l'Italia. Per vincere l'appalto ho deciso di partecipare con un'offerta, praticamente a prezzo di costo. Abbiamo rinunciato al guadagno, ma siamo stati arruolati». «Le nostre sono le autobetoniere più belle al mondo - afferma orgoglioso - e vorremmo essere i primi a produrre il modello elettrico. Ci stiamo lavorando con i nostri partner indiani». Le betoniere di Galante sono inconfondibili, oltre che per la linea elegante, per i colori. Sempre giallo e blu, il marchio della casa. Colori che in questi giorni sono diventati d'attualità. Sono gli stessi della bandiera dell'Ucraina. Ma è solo una coincidenza. (vittorio.pierobon@libero.it)