Grano, "il grande ricatto di Putin" - RSI Radiotelevisione svizzera

2022-08-20 13:21:06 By : Ms. Daisy Lu

I silos di Odessa sono pieni, ma la guerra impedisce le esportazioni dall'Ucraina, uno dei granai del mondo. "L'Ucraina esportava fino a 5 milioni di tonnellate di grano al mese", ora "le spedizioni si sono quasi interrotte a causa del blocco dei porti ucraini e di quasi 300 navi mercantili nel Mar Nero", si legge in una nota diffusa oggi, mercoledì, dal Dipartimento di Stato statunitense. Queste azioni "minacciano di mettere milioni di persone a rischio di carestia e malnutrizione", si precisa. Tre giorni fa, il Programma alimentare dell'ONU aveva già lanciato un allarme simile, parlando di 25 tonnellate di grano bloccate, mentre la FAO a fine aprile aveva stimato in 400 milioni le persone nel mondo dipendenti dalle forniture ora ferme.

E mentre la Russia rimpalla almeno parte della responsabilità su Kiev, accusandola di aver minato le acque dei porti allo scopo di prevenire sbarchi, anche il presidente del Consiglio dei ministri italiano Mario Draghi, dopo l'incontro con il presidente statunitense Joe Biden, ha detto che i canali diplomatici vanno riattivati per smuovere la situazione. L'UE ha preannunciato per giovedì la presentazione di un piano di azione.

"Il blocco navale è in atto dall'inizio della guerra", ha spiegato al Telegiornale Ugo Poletti, direttore di Odessa News. Se un cargo prova a sfuggire viene affondato o sequestrato e condotto a Sebastopoli, in Crimea. "Odessa ha un sistema di sette porti", ha precisato ancora Poletti, attraverso i quali "passa l'80% delle esportazioni ucraine. È il cancello della ricchezza ucraina" - Kiev attraverso di esso vende e quindi incassa - oltre che la porta di uscita per derrate alimentari fondamentali per molti Paesi, specie nordafricani e del Medio Oriente.

Poletti parla del "grande ricatto di Putin", perché le carestie che rischiano di derivare da questa situazione possono creare "instabilità politica e sommosse sociali" come fu il caso delle primavere arabe. A valle potrebbe essere toccata anche l'Europa, perché la fame e le tensioni potrebbero a loro volta alimentare l'immigrazione verso il Vecchio continente.

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