Bollette «stellari» per le paratoie del Mose: 5 milioni in più all’anno. Si punta sul fotovoltaico - CorrieredelVeneto.it

2022-09-17 12:08:27 By : Ms. Lisa Wei

Il caro energia rischia di alzare ulteriormente anche i costi di gestione del Mose : il «quanto» è ancora allo studio, ma si parla di alcuni milioni di euro, forse addirittura 5 all’anno, ovviamente se continuerà il trend attuale sulle bollette. Il rincaro riguarda non solo e non tanto le operazioni di sollevamento – compresi i periodici test, tra cui quello che inizia oggi – visto che si tratta di poche ore e dunque di una spesa in più di qualche migliaio di euro. Il costo vero sono gli impianti attivi 24h per 365 giorni, come per esempio il famoso condizionamento nelle gallerie, la cui assenza per anni aveva lasciato campo libero all’umidità e alla corrosione; ora che è stato realizzato sta però facendo anche crescere la bolletta energetica.

Questa mattina saranno sollevate le paratoie della bocca di porto di Chioggia, domenica quelle di Malamocco e mercoledì le due schiere di Lido, ovvero Treporti e San Nicolò. Probabilmente tra un mese (quando sono previste le prime maree astronomiche alte e il maltempo), le dighe vengano alzate anche per la salvaguardia della città . Le alzate non sono (ancora) a rischio, ma anche la grande opera veneziana si trova a fare i conti con l’aumento dei costi dell’energia. Ed è anche alla luce di questo fattore che si è intensificato il pressing su Eni Rewind per concludere il progetto di un grande parco fotovoltaico che riesca a dare una risposta al fabbisogno di un sistema sicuramente energivoro. Il piano sarebbe in dirittura d’arrivo e nel giro di qualche settimana potrebbe essere già bandita la gara per la realizzazione. A conti fatti, pare che l’energia prodotta sarà addirittura superiore a quella richiesta dal Mose, motivo per cui il ministero delle Infrastrutture e il Provveditorato stanno dialogando con i Comuni di gronda (in primis Chioggia e Cavallino-Treporti) e anche con l’Autorità di sistema portuale per creare una sorta di «comunità energetica pubblica» in cui condividere la corrente prodotta dal sole.

L’obiettivo è quello di ricoprire di pannelli solari fotovoltaici tutte le aree aperte del Mose, dai tetti degli edifici alle aree interdette al pubblico. Dal ministero assicurano che tra queste non c’è la famosa «piarda» di Malamocco, ovvero quella maxi-area di cantiere realizzata ormai quasi 15 anni fa sulla spiaggia per realizzare gli enormi cassoni di calcestruzzo, che sarà demolita come da progetto (e autorizzazione della Soprintendenza) iniziale. Il parco fotovoltaico avrebbe dei costi molto limitati, visti gli incentivi ancora presenti, e renderebbe il Mose autosufficiente, ma non solo. Il Porto sarebbe interessato a poter «allacciare» le sue banchine nell’ambito di quel progetto di elettrificazione che dovrebbe consentire alle navi di spegnere i motori quando sono attraccate, proprio perché possono «attaccare la spina» a una fonte energetica. Ne potrebbero beneficiare, appunto, anche i Comuni, come Cavallino, dove tanti turisti arrivano con le auto elettriche e sarebbero ben felici di avere più colonnine dove ricaricarle.

Nel frattempo i lavori proseguono, anche se ancora un po’ a rilento. Dopo il lungo stop per sistemare i conti, passato anche per una procedura prefallimentare poi ritirata dal liquidatore del Consorzio Venezia Nuova (il pool di imprese che stanno realizzando l’opera) Massimo Miani, i canteri sono ripresi, ma per fine anno si dovrebbero toccare i 40 milioni di fatturato, a fronte degli oltre 200 previsti. Il cronoprogramma con l’obiettivo di consegnare l’opera il 31 dicembre 2023 è sempre stato confermato, ma c’è più di qualcuno che teme uno slittamento in avanti di qualche tempo, sei mesi se non addirittura un anno. Il Mose si è comunque alzato già 33 volte in un paio d’inverni per difendere Venezia dall’acqua alta.

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