Gloria Tenuta ha 150 dipendenti fissi, 400 lavoratori stagionali e un fatturato da 52 milioni di euro. Dopo l'Europa e gli Usa, coi suoi surgelati vuole aggredire i mercati asiatici. Roberto Occhiuto vuole fare del porto della Piana il freezer del Mediterraneo. Il futuro della Calabria è sotto zero?
Il regno del frozen food è in Calabria. È da Gioia Tauro che partono i prodotti surgelati e coltivati in campo aperto in centinaia di ettari di valli orticole nella Sibaritide, nel Crotonese, lungo la fascia tirrenica. Rape, broccoli, patate silane, asparagi, cipolle di Tropea, melanzane. Destinazione Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone.
La sede della Gias a Mongrassano Scalo
La Gias spa, industria leader di alimenti surgelati, ha mezzo secolo di vita, dialoga da sempre con le multinazionali ed è di casa in Texas. È tra le aziende selezionate dalla Whole Foods di Austin, società nel pacchetto d’oro Amazon, che gestisce cinquecento supermercati americani e tratta prodotti biologici per il suo takeaway.
Nella storica sede di Mongrassano Scalo, a pochi chilometri da Cosenza, la major meridionale del freddo sta vivendo l’epoca della pandemia e l’eco disastrosa della guerra in Ucraina con molta preoccupazione ma con nuovi progetti, ben salda alla sua vocazione: piatti pronti con ortaggi e verdure di qualità, coltivazioni in ambienti salubri e rispetto per la natura.
La sede della Gias è a Mongrassano Scalo ma il cuore e la mente sono nella Sibaritide
Gloria Tenuta, presidente e amministratore delegato, ha chiuso i conti del 2021 con una crescita del 6 per cento e un fatturato che si attesta sui 52 milioni di euro. La Gias è stata fondata da suo padre Antonio, scomparso nel 2005, dal quale ha ereditato una visione del futuro collegata con il mondo e con le radici salde nel proprio territorio. Dei quattro figli di Antonio, è stata l’unica a portare avanti l’industria. Di progetti sul porto di Gioia Tauro sente parlare da quando era piccola.
Il governatore Roberto Occhiuto prospetta un hub più attrezzato per l’export, dotato di una piastra del freddo. L’importante snodo del traffico container del bacino del Mediterraneo è stato protagonista anche in occasione della recente Expo di Dubai ed è al centro della politica di sviluppo per la sfida energetica del progetto rigassificatore. Gloria Tenuta guarda con interesse alla possibilità di una piastra del freddo, sperando «che questa sia finalmente la volta buona».
Il porto di Gioia Tauro
«Sono tante le aziende che potrebbero usufruirne – dice, – non necessariamente soltanto chi produce surgelati». È un’opportunità anche per chi «impiega materie prime per le quali sono necessari stoccaggi sotto zero e inoltre – aggiunge, – può essere utile a tante aziende non calabresi». Il fatto è che non basta la piastra del freddo a Gioia Tauro per rafforzare l’export. Il trasporto via mare ha un problema fondamentale: non si trovano navi. «È molto difficile reperirle e il prezzo dei noli in questo momento è quadruplicato. Gli aumenti inevitabilmente incidono sul mercato e sui costi produttivi».
Cavaliere del lavoro, due figli, Gloria Tenuta, 62 anni, è innamorata della Calabria, soprattutto della Piana di Sibari, dove è nata e vive tuttora. Dipinge nei momenti che sottrae al lavoro, alla famiglia e alla sua passione per il mare. La storia dell’azienda di famiglia è stata un’avventura. «Le nostre origini sono legate ai prodotti finiti della Findus. Nei primi dieci anni di attività avevamo soltanto la conservazione, quando mio padre brevettò la pelatura del pomodoro a freddo, da azienda di servizi ci siamo trasformati in realtà industriale». Antonio Tenuta intuì che quintali di pomodori destinati al macero potevano diventare un business. Era il 1977 e il brevetto del peeling del pomodoro congelato spopolò negli Stati Uniti e conquistò anche paesi come l’Israele e il Sudan.
L’origine della Gias è legata ai prodotti finiti della Findus
Dagli Anni ’80 e negli anni del sodalizio con la Findus Unilever, la Gias è entrata in tutte le casi degli italiani. I must dell’epoca erano i “Quattro salti in padella” e le “Zuppe del casale”. Molti calabresi riempivano i carrelli di surgelati salva pranzo, ignorando che avrebbero mangiato melanzane, cavoli, broccoletti coltivati a pochi chilometri da casa. «Preferiamo le materie prime del sud, non soltanto per i minori costi di trasporto, ma perché la nostra vocazione è quella di lavorare ciò che il territorio offre, e offre tanto. Produciamo 27mila tonnellate di prodotto all’anno e ne vendiamo 20mila. Abbiamo i nostri campi e le imprese referenti sul territorio, in Calabria, in Puglia, in Basilicata».
L’Ad Gloria Tenuta (al centro) con una parte dei dipendenti della Gias
«Nel picco estivo per la nostra azienda lavorano 400 persone, il resto dell’anno sono 150 i dipendenti. In mezzo secolo di attività – racconta la manager industriale, – abbiamo fatto tanti investimenti nel corso del tempo, abbiamo vissuto tanti momenti di crescita e tanti periodi difficili, come l’inflazione degli anni ’90, con la chiusura dei mercati e una crisi che ha investito l’industria con effetti dannosi». I Novanta peggio della scivolata dei mercati finanziari nel 2018, annus horribilis per i bond, il petrolio, l’oro.
Eppure è negli Anni ’90 che Antonio Tenuta diversifica la produzione e sigla nuove alleanze con grosse catene dell’agroalimentare. Accanto al settore industria, nascono il catering e il retail con “Il Mediterraneo a tavola” e altri marchi. In questa epoca di crisi a Mongrassano è nata una newco. C’è aria di rinnovamento con l’ingresso di IdeA agro (gruppo De Agostini) e Cleon Capital. due società virtuose al loro primo investimento in Calabria. L’ingresso dei soci spinge a guardare verso i nuovi mercati, soprattutto verso la Cina.
Lavorazione delle melanzane nello stabilimento della Gias a Mongrassano
«Con i nuovi partner condividiamo un progetto ambizioso che prevede l’ampliamento delle linee produttive di miscelazione, dai grigliati ai piatti pronti, l’incremento tecnologico con la meccanizzazione delle celle di stoccaggio e la conquista di nuovi spazi nei mercati esteri, negli Stati Uniti, dove siamo già presenti, e in quelli asiatici, dove lo siamo di meno». Lo sguardo della Gias non punta al vicino est, tantomeno alla Russia. «Non è mai stato un nostro mercato. È rimasta a un consumo di surgelati basici e attinge da paesi che non offrono prodotti particolari. In più c’è sempre stata la difficoltà di capire in maniera trasparente le loro regole».
Se il bilancio del 2021 si è chiuso in crescita, il prossimo, 2022, resta un’incognita. Gli aumenti in bolletta sfiorano il 150 per cento. L’azienda calabrese ha un impianto di trigenerazione ed è classificata energivora. «Spendiamo già due milioni all’anno, ci aspettiamo minimo un raddoppio. Le nostre attese erano ben diverse dopo il periodo difficile del Covid; invece ci ritroviamo a fronteggiare nuovi e gravi problemi».
Aumenti, speculazioni sulla crisi, navi che non si trovano, reti ferroviarie e autostradali storicamente inadeguate. I progetti di crescita devono fare i conti con questo elenco nero. Nel dialogo con la regione, le aziende chiedono sostegno e impegno per ottenere una moratoria Covid. «Bisognerebbe estendere gli aiuti al 2022, direttamente in bolletta, per i produttori ma anche per le famiglie. Se stanno soffrendo anche le aziende solide come la nostra, è necessario fare qualcosa». Adesso la priorità è organizzare il mercato asiatico. In Europa la tendenza è salutista, e vanno alla grande le vellutate, le verdure e i cereali, in America la richiesta è varia, dal vegano ai primi piatti iper calorici. Bisognerà capire cosa mangiano i cinesi.
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